“Le sudate carte” recensioni di libri rubrica a cura di Lorenzo Aulo Rufo dei Tifatini – Il segreto di Bruto di Raffaele Alliegro

Raffaele Alliegro, Il segreto di Bruto, Spartaco Editore, pag. 239, €13,40
Capita molto raramente di poter parlare di un libro senza timore di svelare troppo del suo contenuto o, volendo usare un termine ormai molto alla moda, di spoilerarlo.

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In buona parte questa considerazione può essere vera nel parlare de Il segreto di Bruto di Raffaele Alliegro ma, di converso, rimane necessario non raccontare tutto, ma proprio tutto. E vi spiego il motivo.
Il romanzo si sviluppa mescolando molta realtà e qualche finzione storica funzionale alla vicenda. Si basa sull’opera Ab urbe condita di Tito Livio nonché sullo studio di documenti storici.
Il libro parla di vicende che riguardano l’antica Roma, la Roma monarchica e più precisamente della truce circostanza grazie alla quale Tarquinio il superbo divenne il settimo re di Roma. Ma in verità è raccontata la storia di Lucio Giuno Bruto, nipote di Tarquinio che viene adottato dal perfido re dopo che gli ha sterminato la famiglia.
Bruto ben conosce le intenzioni dello zio, sa che non esiterebbe a farlo uccidere se vedesse in lui una minaccia per il suo regno e si adegua alle circostanze.
Infatti si finge stupido, lento, incapace di sviluppare un pensiero politico, obbediente ai voleri dello zio.
Ma Bruto non è niente di tutto ciò ed i fatti storici dimostreranno il suo reale valore.
Infatti sarà l’uomo che, destituito lo zio re, segnerà la fine della monarchia a Roma. E lo farà in maniera astuta, sottile, mostrando un’abilità politica non comune. Si direbbe a Napoli che “fa lo scemo per non andare in guerra”.

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Le vicende sono perciò nota e fin qui niente di nuovo, almeno per chi la conosce (differentemente è una magnifica occasione per impararla in maniera poco scolastica).
Ma perché il segreto di Bruto? Qual è il suo segreto? Ce n’è uno soltanto?
La storia è magistralmente romanzata mescolando abilmente le carte ed è come il gioco delle scatole cinesi, in cui ciascun personaggio determina, con le sue scelte, la sua condotta, le sue decisioni, lo svolgersi della vicenda ed i successivi sviluppi.
C’è poi un universo femminile fatto di parricide, succubi, consigliere, compagne, amanti e molto di più. Donne silenziose quando è necessario, ma abili nell’ ordire, suggerire, condividere e custodire.
Mogli devote, vittime di una società maschilista, costrette anche al gesto estremo, ma sempre mogli.
E c’è il popolo, umile, sfruttato, emarginato, ma con una forza materiale e morale capace di determinare situazioni di grande rilevanza (si vedano le ribellioni aventiniane).
I senatori, messi al bando, con il senato chiuso, depauperati dei loro poteri politici ed esclusi dall’esercito con la conseguente perdita dei benefici derivanti dalle razzie, che cospirano contro il re.
Ed i piccoli re delle città limitrofe, sottomesse e non, situate dei dintorni di Roma, pronti ad essere usati per realizzare la palese determinazione di fare in modo che Roma, governata dai tarquini, sia di fatto una città etrusca e non romana…Continua la lettura 👇

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Storia intensamente allegorica, dove l’arroganza del potere verrà sopraffatta dall’astuzia e dagli intrighi, dove il popolo chiederà conto di determinate condotte, dove si mescoleranno la religione arcaica e profetica degli antichi etruschi e quella pragmatica dei romani.
Il segreto di Bruto quindi riguarderà la sua finta stupidità, il suo tramare contro lo zio re oppure sarà quanto appreso quando, mandato dallo zio assieme al cugino a Delfi, avrà le rivelazioni della Pizia che anticiperanno quanto contenuto nei libri sibillini (perché probabilmente la vecchia venditrice che tenta invano di vendere i libri del destino a Tarquinio altri non sarebbe che la Sibilla cumana).
Sta di fatto che Bruto, divenuto consapevole, inizia ad osservare quello che accade, apparentemente si piega alla volontà dello zio, ma in realtà la piega a suo favore ed attende il momento propizio, che sa bene che arriverà.
Tesse, trama, ordisce, prepara tutto e farà in modo di prendere il potere, ma non da tiranno, bensì da acclamato ed eletto a furor di popolo.
La lettura scorre veloce, non annoia; la narrazione non indulge a noiosi storicismi, non perde mai il ritmo romanzato ed il lettore viene abilmente coinvolto nella vicenda. Alla fine sarà un bel romanzo, ma l’appendice con i riferimenti storici riporta con i piedi per terra, conferendogli anche un po’ la veste del saggio storico.
Insomma libro da leggere, da conservare e di tanto in tanto rileggere perché nelle scatole cinesi si possono nascondere segreti non sempre svelati di primo acchitto.

Ettore Sannino

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