Ecco le probabili modifiche al lavoro: Si vedrà su quale di queste ipotesi propende la nuova ministra del lavoro Calderone nell’incontro di venerdì, 4 novembre, con i sindacati.

Ecco le probabili modifiche al lavoro:

INNALZAMENTO FRINGE BENEFITS
I fringe benefits, importi destinati a garantire beni o servizi ai lavoratori esenti dall'Irpef, sono uno strumento che di fatto innalza i salari con una modalità, anche agevole, dal punto di vista pratico per i datori di lavoro.

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Il limite di importo è, di norma, 258,32 euro ma nel 2022 era stato raddoppiato e poi portato a 600 euro con il decreto aiuti bis.
Il Governo Draghi aveva previsto un sorta di fringe benefit specifico, ovvero il Bonus carburante da 200 euro esentasse, che i datori di lavoro possono erogare ai lavoratori ma solo per l’acquisto di benzina o gasolio necessari agli spostamenti verso il luogo di lavoro.
Il nuovo esecutivo sta vagliando due nuove ipotesi
confermare le due misure per il 2023 o addirittura
innalzare il tetto dei fringe benefits 1.000,00 euro (forse comprensivo di tutti i tipi di beni e servizi)
TAGLIO CUNEO FISCALE
Tra gli obiettivi annunciati da Meloni in Parlamento c’è anche il taglio delle tasse sugli stipendi , il così detto “cuneo fiscale e contributivo”, che dovrebbe arrivare, in maniera graduale, a 5 punti percentuali. Va ricordato che, oggi, il cuneo fiscale raggiunge, mediamente il 46,5% degli stipendi, con punte anche superiori secondo i dati dell’OCSE.
Attualmente è in vigore la misura del governo Draghi che solo per il 2022 aveva introdotto il taglio sul cuneo del 2% , concentrato sui contributi previdenziali a carico dei lavoratori con redditi fino a 35mila euro. Solo la conferma di questo taglio costa 3,5 miliardi.
Una misura molto più ampia , con un costo preventivato di 16 miliardi, è richiesta da tempo da Confindustria e ben vista anche dai sindacati ma con la differenza che il risparmio secondo i primi dovrebbe essere suddiviso tra lavoratori (per due terzi) e imprese (un terzo) mentre per i secondi tutto il vantaggio dovrebbe andare al netto in busta paga dei lavoratori.
DETASSAZIONE PREMI DI PRODUTTIVITA
Sugli accordi per i premi di produttività, attualmente tassati al 10% fino a 3mila euro annui, per redditi fino a 80mila euro si sta pensando di dimezzare l’imposizione fiscale portandola al 5%.
Si cerca in questo modo di invertire la recente tendenza che ha fatto abbandonare questo strumento all’imprese, per i molti paletti applicativi imposti dall’Agenzia nella misurazione del raggiungimento degli obiettivi di efficienza e produttività.
Anche in questo sono in corso gli approfondimenti tecnici con il ministero dell’Economia.

BONUS E REDDITO DI CITTADINANZA 👇

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BONUS E REDDITO DI CITTADINANZA
La nuova maggioranza è decisa ad una revisione del reddito di cittadinanza.
Il sostegno economico quasi sicuramente verrà negato ai cosiddetti “occupabili” cioè a coloro che possono lavorare, cosa che porterebbe ad un risparmio di almeno 1 miliardo di euro. Una somma che, sembra, venga utilizzata per la conferma di Quota 102, in scadenza a dicembre.
Alcune indiscrezioni hanno anche evocato la possibilità di un nuovo bonus una tantum da 150 euro per lavoratori disoccupati e pensionati sotto una certa soglia di euro, analogo al precedente del Governo Draghi, destinato ai redditi sotto i 20mila euro, previsto in pagamento a novembre 2022.
BONUS ASSUNZIONI
Nel programma elettorale di Fratelli d’Italia è presente una proposta di agevolazione fiscale per le attività ad alta densità di lavoro ( in sostanza a chi assume di più pagherà di meno) cui ha fatto cenno la presidente Meloni e per il quale sono in corso le valutazioni dettagliate del costi al Ministero dell’Economia .
Consiste in una deduzione del 120% del costo del lavoro incrementale rispetto al massimo livello raggiunto nel triennio precedente.
La deduzione arriva al 150% in caso di assunzione di categorie svantaggiate.
PENSIONI, QUOTA 101, 102/103
La partita in materia di Pensioni è uno dei punti più caldi per il governo nella cui maggioranza ci sono posizioni abbastanza diverse.
Il fine condiviso da tutti è di evitare, con la fine di Quota 102 a dicembre 2022, il ritorno senza gradualità alle regole della legge Fornero.
L’intenzione di investire, per questo, 2 miliardi sembrano certe:
la proroga di Opzione donna;
la proroga dell’Ape sociale.
Per la generalità dei lavoratori invece si tenta di spingere per una nuova forma di Quota 102 che potrebbe prevedere :
requisito minimo di 41 anni di contributi e 61 anni di età oppure
un taglio all’importo
un innalzamento della possibilità di anticipo con Quota 103 (41 anni di contributi e 62 di età oppure 63 anni e 40 di contributi)
Ci sta lavorando il sottosegretario al lavoro Durigon, già autore di una proposta per Quota 41 un paio di anni fa.

Si vedrà su quale di queste ipotesi propende la nuova ministra del lavoro Calderone nell’incontro di venerdì, 4 novembre, con i sindacati.

E.N.

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