“Il rumore del silenzio” rubrica a cura di Antonella Flauto – VINCENZO CARDARELLI : IL POETA SOLITARIO

VINCENZO CARDARELLI : IL POETA SOLITARIO
L' Italia è terra di poeti, patria soprattutto di poeti singolari, unici, che hanno lasciato un segno indelebile nell'animo di chi (ri)cerca se stesso nell'abbraccio avvolgente della poesia.

Sono poeti solitari, poeti che hanno sempre rifiutato di vedere ascritto il proprio nome a una determinata corrente letteraria. Sono poeti che hanno fatto della “parola” il loro personale vessillo.
A tal proposito Vincenzo Cardarelli scriveva così nei suoi Prologhi: “Guai a scordarsi delle proprie parole”. Ogni affermazione è un giuramento che facciamo, un impegno d’onore che ci accolliamo. Le parole non si dicono, si dànno”.
E lui di parole ce ne ha d(on)ate tante, insegnandoci che la vita può essere anche un continuo mare in burrasca ma, se riusciamo, grazie alla nostra individualità, a planare lievemente sulle sue acque, continuiamo a rimanere in volo come liberi gabbiani. Con rammarico notiamo che di questo eccelso poeta, grande amante di Nietzsche, Dante, Leopardi, Petrarca, se ne parla sempre meno. Eppure la sua voce ha molto da insegnare, soprattutto ai più giovani. Perché testimonia la tenacia di affrontare le avversità con coraggio, mostra come divenire “radici d’una vecchia pianta che non crolla per impeto di vento ma che solo il fulmine potrà schiantare”.
Dalla raccolta “Poesie”:
GABBIANI
Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro,
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch’essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
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CARATTERE
Vivo di sogni e di speranze pazze.
Nella mia libertà come sepolto
vedo passare i giorni,
sempre nuovi per me, sempre diversi.
Giorni ch’io vivo e perdo
come chi si costringe
in oscura caverna
a castigar la sua brama di luce.
Poi per le strade uscendo sul crepuscolo
lo incalza il disperato desiderio
di rincorrere quell’ora che gli sfugge.
Sempre avrò amore al mondo e brevi gioie.
E noie, disgrazie, mai mi parranno
meno precarie e meno tollerabili.
Ché non c’è nulla di continuo e certo
nella mia vita, fuor che il vario inganno
della fortuna e le malíe del tempo.
Non son felice e nemmen cerco d’esserlo.
A me, lamenti, querule rampogne,
effusioni soverchie, non s’addicono.
E nelle pene estreme aridi ho gli occhi.
Mi chiude nello sdegno un dio la bocca.
Il non potere e non volere insieme
fanno un tale groviglio entro il mio petto
come radici d’una vecchia pianta
che non crolla per impeto di vento
e solo il fulmine potrà schiantare.
Nota bibliografica:
Vincenzo Cardarelli – Poesie, Fabbri editore (fuori catalogo)
A CURA DI ANTONELLA FLAUTO
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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