Il tutto proposto da mamme di figli autistici, che sulla base della condivisione di un’esperienza simile hanno raggiunto una sinergia spontanea, una forza comune, che ha dichiarato la propria legittimità e la capacità di lottare per un obiettivo assolutamente condivisibile e giusto, quello della vita, da garantire nella sua integrità a tutti ed anche a chi soffre di un disturbo del neurosviluppo. Voci di chi ha superato l’emozione di una prima volta davanti al pubblico con la spinta della propria testimonianza e la volontà di affermare la necessità di alcuni diritti, di chi già esperta di leggi e di esperienza associativa specifica ha confermato un percorso intrapreso e gli obiettivi ancora da raggiungere, di chi opera in questo contesto e sperimenta le proprie competenze in un dialogo continuo con i minori e con i loro genitori, di chi infine ha studiato il disturbo e ha trasformato il proprio impegno in una proposta di superamento delle norme esistenti ed in una prospettiva di cambiamenti funzionali al coinvolgimento dell’intera comunità. Voci apparentemente diverse, ma che all’unisono hanno avvertito tutti della necessità di una crescita culturale, che non potrebbe esserci senza una visione più ampia verso le dinamiche dell’esistenza.
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