IL PATRIMONIO E’ UN LUSSO PER POCHI

<< L’Italia è un museo a cielo aperto>>, a dirlo fu Quatremère de Quincy nelle sue lettere a Pio VII. Non è una novità quanto l’Italia da secoli sia stata il centro dell’arte, almeno fino a quando poi con l’avvento del Barocco sia sopraggiunta prima Parigi e poi con l’arte contemporanea l’America.

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Oggi tuttavia costa molto visitare i musei italiani, i prezzi infatti hanno subito un innalzamento senza precedenti. Per quanto alcuni possano trovarsi d’accordo nella correlazione tra il prezzo del biglietto e la bellezza del museo in questione, in realtà viene meno uno dei principi più importanti del codice dei beni culturali che dal 2004 disciplina il mondo dell’arte. L’articolo in questione è il n.6 dedicato alla valorizzazione del patrimonio culturale che recita:
“La valorizzazione consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso, al fine di promuovere lo sviluppo della cultura. Essa comprende anche la promozione ed il sostegno degli interventi di conservazione del patrimonio culturale. In riferimento ai beni paesaggistici la valorizzazione comprende altresì la riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela compromessi o degradati, ovvero la realizzazione di nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati. La valorizzazione è attuata in forme compatibili con la tutela e tali da non pregiudicarne le esigenze. La Repubblica favorisce e sostiene la partecipazione dei soggetti privati, singoli o associati, alla valorizzazione del patrimonio culturale”.

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Uno degli scopi della valorizzazione è perciò abbattere tutte quelle barriere che rendono inaccessibile il patrimonio che NECESSITA della pubblica fruibilità, cosi come la tutela che deve essere esercitata dagli enti competenti ma anche dai cittadini stessi. Tra le varie barriere che bisogna abbattere oltre quelle fisiche, linguistiche, di moto vi è anche quella economica. Cioè i prezzi dei musei devono corrispondere ad una fascia di prezzo che permette l’accesso anche a chi non ha una disponibilità economica elevata. Qualcuno potrebbe rifarsi alle famose domeniche gratis, ma non tanto di per sé sono funzionali, esse creano non solo un overbooking non favorevole alla fruizione stessa ma soprattutto una mancanza di entrate. L’Italia in qualità di nazione dovrebbe adattare i prezzi a quelli che sono gli standard europei, al quale si è espressamente associata in diverse occasioni tra cui: La Convenzione di Faro, L’ICOM, UNESCO, per citarne solo alcune tra le tante.

Il patrimonio non è un lusso ma anzi, deve essere parte della vita delle persone anche come mezzo di educazione alla civiltà. Confrontiamo alcuni prezzi dagli anni precedenti ad oggi anche in relazione ai musei europei:
In Italia i prezzi sono aumentati del 42% dal 2011, rincari che non avrebbero dovuto aver luogo. I prezzi degli biglietti sono lievitati a dismisura, il museo archeologico di Napoli è passato da 15 a 25 euro, il Colosseo ha un prezzo medio di 40 euro per l’ingresso, gli Uffizi di 26 euro. Seppur di pochi euro se sommati magari in un gruppo familiare senza minori sono molti soldi.
In questo caso non si tratta di “adeguare alla media europea” né tantomeno di “far pagare qualcosa di bello” – IL PATRIMONIO E’ DI TUTTI. A questo punto possiamo dire che Il museo del Prado di Madrid costa 15 euro, Il Museo del Louvre 17 euro, il British Museum è gratuito. Per quanto sia triste in realtà il patrimonio sta diventando un lusso per pochi e questo potrebbe portare a gravissime conseguenze a livello culturale, bisogna fare qualcosa.

A cura di Fiorella Verile

Articolo soggetto a copyright

Foto web

fonte Il sole 24 Codice dei beni culturali

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