L’ultimo caso è di un detenuto F.L. di 55 anni, ristretto nella Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere, che non effettuava colloqui. Ha tentato un primo suicidio nella giornata di sabato, ma è stato prontamente salvato dagli agenti della Polizia penitenziaria e trasportato in ambulanza presso l’Ospedale di Sessa Aurunca. All’interno dell’ospedale è stato trasferito presso il reparto di Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura, pur non avendo problemi psichici, e qui si è tolto la vita.
Sulla vicenda interviene il Garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale *Samuele Ciambriello*: _“Il detenuto sarebbe dovuto uscire dal carcere fra pochi mesi e recentemente aveva anche chiesto gli arresti domiciliari. Il tentativo di suicidio non era un atto strumentale, era evidente la voglia di farla finita per timore di rimanere da solo. _Grazie al pronto intervento degli agenti di Polizia penitenziaria è stato salvato sabato scorso e ricoverato nel reparto di Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura di Sessa Aurunca, pur non avendo problemi psichici. Credo che la sua sia fondamentalmente una storia di solitudine._
_I suicidi, i tentativi di suicidio, le forme di autolesionismo che si verificano negli Istituti di pena sono anche il prodotto di un distanziamento sociale e culturale dal carcere della società. _Abbiamo bisogno di più figure di ascolto e protezione nelle carceri. La maggior afflizione della detenzione è il tempo inutile, il tempo vuoto, la sensazione e la realtà di un tempo che viene solo sottratto. Il sentirsi soli dentro e dal mondo esterno”._
Anche quest’anno è allarme suicidi nelle carceri italiane: ad oggi se ne contano 55.