Ci sono diverse strade che potrebbero essere intraprese:
– Investire sul patrimonio e sui lavoratori formandoli e dotandoli di conoscenze ampie in tale disciplina.
– Investire sugli insegnanti non solo con percorsi scolastici ma anche extra scolastici, con progetti di arte terapia, teatro e musico terapia.
– Promuovere corsi di laurea più funzionali e professionalizzanti.
Molti ragazzi raggiunta la tanto agognata laurea devono affrontare percorsi di stage non retribuiti, che inizialmente possono anche starci, ma poi raggiunto un certo grado di specializzazione, si dovrebbe provvedere almeno ad un rimborso spese garantito.
La maggior parte delle istituzioni che offre tali “contratti” sono istituzioni pubbliche che non sempre mantengono le promesse fatte agli stagisti.
Per il lavoro serio c’è ben altro, i requisiti sono improponibili, lauree, master, tante lingue, anni di esperienza superiori all’età richiesta nell’offerta di lavoro. Cosa fa quindi un ragazzo/a che ama lavorare in questo ambiente? O cambia percorso, o ci investe tanto sapendo che la strada è una grandissima salita e che si suda molto per arrivare in cima. Purtroppo la realtà dei lavoratori culturali è un labirinto molto intricato ma le statistiche parlano chiaro. Non si può far altro che tentare il meglio e cercare di cambiare le cose.
A cura della dott.ssa Fiorella Verile
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