Al ballottaggio: un futuro per Caserta
Domenica 17 e lunedì 18 i cittadini del comune di Caserta si presenteranno ai seggi elettorali per votare il prossimo sindaco di Caserta. Sceglieranno tra Carlo Marino, forte del 35%, e Gianpiero Zinzi, che è arrivato al 30%. In termini di voti Marino ha 2150 voti in più.
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Questi i dati numerici. Al ballottaggio pesano molto, ma molto di più le dimensioni politiche. È il momento in cui ciascun elettore diventando votante fa la sintesi tra i cinque anni trascorsi e tra i prossimi cinque anni.
Il punto di snodo di tutte le vicende del Comune di Caserta è il dissesto, dichiarato a settembre del 2011. È inutile girarci attorno: il Comune non ha risorse finanziarie e se le ha è solo perché il sindaco e la giunta, con l’apporto dei tecnici, finora sono riusciti ad ottenerle. Basti fare un esempio. Continuano ancora, ma oramai si è nella fase finale, i lavori per le periferie, che hanno interessato Puccianiello, Santa Barbara e Tuoro. Fu il Governo Renzi ad individuare questo tipo di interventi nell’agosto del 2016. Ciò significa che il Comune è stato all’altezza dei suoi compiti istituzionali ed ha potuto usufruire dei fondi, altrimenti i suoi progetti sarebbero rimasti nel libro dei sogni. Ovviamente per poter produrre progetti di una certa solidità amministrativa ed attuativa bisogna lavarci per mesi e mesi e poi occorre fare i conti anche con l’imprevisto, il covid, che ha azzerato tutti i sogni. Ma ciò nonostante l’amministrazione Marino è riuscita a fare la sua parte e ad incamerare tutte le risorse stanziate. Ciò non può non significare che si tratta di buon governo cittadino, anche perché vi sono stati anche altri settori della macchina comunale che hanno continuato a produrre, altri, invece, purtroppo hanno procurato contraccolpi alla vita dei cittadini.
La propaganda elettorale del ballottaggio, ancor più della prima tornata, generalmente produce una polemica quasi esclusivamente su ciò che non si è fatto o che se si fa si fa male. Tutto ciò potrebbe portare ad un vantaggio di chi rincorre. Ma è sempre così?
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L’elettore sì, si lascia incantare dalla retorica protestataria, del tutto va male, non funziona niente, ma poi si fa due conti in tasca ed inizia a catalogare i partiti, le liste civiche, i candidati a consigliere come quelli a sindaco ed inizia ad assegnare voti a tutti, che poi si traducono in preferenze elettorali. È quello che per la gran parte è già avvenuto, ma è quello che si realizzerà tra qualche giorno, allorché verrà scelto Carlo Marino o Zinzi.
Nella scelta dell’uno o dell’altro non può non pesare l’eventuale ipoteca ‘Lega’ sulla città di Caserta, perché se ciò dovesse verificarsi Caserta diventerebbe il primo capoluogo di provincia del Sud ad issare sul pennone civico lo stendardo di Alberto da Giussano. In verità, questa ipotesi sarebbe stata più realizzabile qualche anno fa, quando la Lega è diventata il primo partito d’Italia con le europee; in quel periodo, infatti, diversi comuni del Sud hanno scelto in tal senso, ma poiché dall’estate del 2019 è in continua discesa, non riteniamo più plausibile tale opzione, in special ora perché non si capisce se la Lega vuole essere di governo o di opposizione. È da ricordare, altresì, che nell’altro campo non passa giorno senza che vi sia qualche nome di peso a politicizzare sempre più il ballottaggio.
In questi ultimissimi giorni le due parti di aficionados stanno inasprendo di contenuti apolitici e molto personalistici una battaglia che dovrebbe realmente avere come obbiettivo la sfida col futuro e che non dovrebbe essere di medio termine, come consente la durata di una consiliatura, ma di lungo termine preparando nel frattempo una più che adeguata squadra politica, perché alla fine dobbiamo veramente chiederci se vogliamo dare un futuro alla Reggia Vanvitelliana con San Leucio e l’Acquedotto Carolino, al netto ovviamente dei rapporti con la Soprintendenza, ma anche degli altri beni culturali, meno noti ma non meno importanti, come San Rufo e San Pietro ad Montes a Piedimonte di Casolla, le collère di Casolla, l’Eremo di San Vitaliano di Casola, il Borgo Medioevale di Casertavecchia, insomma gli auspicabili flussi turistici, le nuove attività nel terziario, l’università che deve avere un ruolo a Caserta e dintorni, una industria leggera e capace di confrontarsi con le altre realtà, un commercio che deve letteralmente rinascere per porsi all’attenzione dell’intera provincia. Insomma Caserta deve diventare polo attrattore per tutte le più diverse attività, perché se così sarà si potrà mettere la parola fine all’emigrazione che sta dissanguando e decapitando (perché stavolta l’emigrazione è quella dei cervelli) tutto il Sud.
Giuseppe Vozza