CE-La strage delle bufale: ce ne parla Pasquale Iorio presidente “Le Piazze del sapere”
A Caserta continua la protesta degli allevatori bufalini, anche con forme originali di manifestazione. Nella trasmissione di Report andata in onda il 2 maggio 2022, vi è stato un servizio molto ben documentato, che mi ha lasciato stupefatto per le notizie incredibili e scandalose.
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Non a caso gli allevatori parlano di “strage autorizzata”: calcolano che siano oltre 40 mila le bufale abbattute negli ultimi dieci anni in quanto ritenute infette da brucellosi o da tubercolosi. Ma dalle analisi effettuate post mortem (finalmente rese pubbliche dall’ASL dopo l’intervento della magistratura) soltanto «l’1,3% degli animali – spiegano dal movimento Altragricoltura – è risultato effettivamente positivo al test diagnostico per la malattia. Alla luce di questi dati risulta che migliaia di bufale condannate alla macellazione sarebbero state sane e non infette, mentre la loro carne è stata dichiarata idonea per il consumo, entrando nel mercato gestito da un unico macello di proprietà dell’azienda italiana Cremonini leader del settore in Europa, distante 150 km in provincia di Avellino. Come ha raccontato il conduttore Sigrfido Ranucci: “Quando le analisi fanno emergere che un allevamento ha il 20% di bufale contagiate, si abbatte anche il restante 80%. Con questa politica dal 2019 a oggi sono state cancellate 300 aziende e macellate oltre 40 mila bufale. Poco importa se poi sono negative. La beffa è che dalle analisi sulle carni è risultato che il 98% degli animali abbattuti non erano malati. Vengono macellati e inviati al consumo umano”.
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E qui sta un grande paradosso: nel fatto che i capi abbattuti e ritenuti infetti sono stati poi utilizzati per la macellazione e grande distribuzione del settore. Non a caso l’avv. Taormina ha paventato che dietro questa operazione vi sia la longa manus della camorra, anche con la connivenza di enti statali.
Di fronte a questi dati va espressa piena solidarietà alla lotta degli allevatori, la cui protesta ha assunto toni drammatici: con il blocco autostradale e cortei nelle varie città. Giustamente gli operatori del settore temono la progressiva estinzione del patrimonio bufalino e per questo si oppongono alla politica di abbattimento, esigendo, di contro, una radicale opera di eradicazione attraverso una massiccia campagna di vaccinazione. Per questo ci sono state proteste con i trattori anche sotto la casa dell’assessore regionale all’Agricoltura Nicola Caputo, casertano, dato che la giunta regionale con una nuova delibera ha confermato soprattutto la volontà di abbattere le bufale per contrastare il contagio: “Purtroppo il Piano approvato con la delibera dell’8 marzo 2022 n° 104 – si legge in un comunicato di Confagricoltura Caserta – non rappresenta un passo in avanti, ma alcuni indietro”. La volontà di adottare la vaccinazione quale strumento per contrastare la malattia è solo apparente, infatti nella delibera si subordina l’avvio della stessa al pronunciamento favorevole della Ue». A questo punto sarebbe utile che anche altri esponenti politici, come il presidente del Consiglio Regionale Gennaro Oliviero, e il presidente della Commissione Ambiente Giovanni Zannini (anch’essi casertani), scendessero in campo per chiedere un intervento più adeguato da parte del Presidente della Regione Campania, che son sembra avere il problema brucellosi nella sua agenda. Eppure parliamo dell’oro bianco, lo mozzarella di bufala DOP, una eccellenza del nostro territorio, oramai famosa in tutto il mondo.
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Nello stesso tempo servirebbe anche un intervento da parte di enti come la Camera di Commercio ed il Consorzio Mozzarella DOP, che ha il compito di offrire servizi di promozione, di tutela e di valorizzazione ad un prodotto tipico strategico per la nostra economia e per il settore agroalimentare. Anche da parte delle associazioni datoriali e sindacali sarebbe utile un intervento più deciso a sostegno di questa vertenza decisiva per il futuro di Terra di lavoro.
A sottolineare la rilevanza socio-economico di questo settore mi sovviene un episodio da me vissuto in occasione di un viaggio di studio a Mosca alcuni anni fa. In quella occasione gli autorevoli ospiti sovietici del comitato centrale rimasero molto stupiti e gustarono con piacere le mozzarelle che avevo portato in omaggio. Addirittura mi chiesero la formula chimica per produrre in loco la mozzarella avendo possibilità di attingere dal latte ricavato dai grandi allevamenti presenti nel sud del loro paese. Resta il fatto che ancora oggi non sono riusciti a produrla, nonostante diversi tentativi.
Pasquale Iorio
Le Piazze del Sapere