Caiazzo – Secondo incontro “I padri della lingua italiana: Dante e Manzoni”
Giovedì 30 novembre 2023, alle ore 16:00, a Caiazzo, nel Centro di Promozione culturale “F. de Simone”, si è tenuto il secondo incontro sul tema “I padri della lingua italiana: Dante e Manzoni”.
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Nell’incontro è stata trattata la figura di Alessandro Manzoni – Relatori: Professoressa Renata Montanari e professore Aldo Cervo.
Nel suo intervento, la relatrice Renata Montanari ha detto, tra l’altro, che fino al 1200, sia la letteratura che i trattati erano scritti in lingua latina, ma ci si era accorti che solo gli addetti ai lavori comprendevano tale lingua , il pubblico no. Federico II è stato il primo a porsi la questione della lingua. Fondò la scuola siciliana con l’intento di creare una letteratura in dialetto siciliano. Nel 1250 morì Federico II e la scuola si disperse.
Questa esperienza fu trasferita a Firenze e Dante fu coinvolto scrivendo il trattato “De vulgari eloquentia”. In tale trattato aveva immaginato che il volgare poteva essere la somma di tutti i volgari italiani.
Manzoni dice che bisogna individuare il modello di una lingua unitaria nazionale da insegnare a tutti gli italiani.
Il giovane Manzoni studia nei collegi religiosi però non condivide il metodo di insegnamento dei religiosi , ancora molto severo.
La sua base culturale illuministica si innesta nel nuovo romanticismo.
Manzoni creò un salotto letterario a Milano a casa sua in cui si incontravano diversi intellettuali.
Manzoni distingue il vero storico dal vero poetico.
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La tragedia di Manzoni “Il Conte di Carmagnola” venne criticata da Monsieur Chauvet perché non rispettava le unità. Manzoni risponde a Monsieur Chauvet con una lettera scritta in francese, in cui afferma di ritenere che le unità pseudo-aristoteliche siano da evitare.
Manzoni è attento al contesto , che ci fa capire perché i personaggi si comportano in un certo modo. Inoltre Manzoni afferma che nella storia ci sono gli oppressori e gli oppressi, ad esempio nel 5 maggio Napoleone è un oppressore ma quando la sventura lo colpisce diventa un oppresso, una mano dal cielo lo porterà verso il perdono divino.
I personaggi del romanzo sono di invenzione, simili alla realtà. Crea l’invenzione che deriva dal latino inventio. Nella storia trova gli elementi per costruire il carattere dei suoi personaggi.
La letteratura classica separava gli stili : il serio, trattato dalla tragedia mentre il non serio, trattato dalla commedia. Dante ci fa comprendere che si possono mescolare gli stili , anche Manzoni mescola gli stili.
E’ nata una polemica perché al biennio scolastico è stato inserito l’argomento Manzoni, che dopo il 1968 è stato visto come una realtà lontana.
Il romanzo manzoniano si impone al lettore dell’800 come modello di un’intera concezione della vita dei rapporti umani, sociali, diventando una guida morale ed estetica.
Il relatore professore Aldo Cervo ha posto in risalto che il tema scelto è Alessandro Manzoni, dalla provvida sventura all’universalità della grazia.
Manzoni nacque nel 1785. Da giovane non si occupava di problematiche religiose, ma a seguito del matrimonio con Enrichetta Blondel si convertì al cattolicesimo. Il cattolicesimo del primo Manzoni è con tracce del calvinismo.
Manzoni inventò il sintagma Provvida sventura, cioè intervento della Provvidenza divina.
Scrisse “Fermo e Lucia”, poi “Sposi Promessi” e infine ”Promessi Sposi”.
L’universalità della grazia è la concessione che Dio dà a tutti gli uomini, la libertà di salvarsi operando bene. La responsabilità è della persona.
Dall’incontro sono emerse importanti riflessioni su Manzoni letterato , poeta e grande intellettuale della sua epoca, uno dei massimi autori italiani.
Angela Mone
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