Artemisia Gentileschi, fu una delle prime artiste ad avere il coraggio di denunciare e di non rimanere in silenzio. Ad abusare sessualmente di lei fu il suo maestro d’arte, nonché grande amico del padre, il quale aveva dato alla propria figlia grande libertà, non cosi tipica per il periodo storico, scegliere cosa voler essere nella vita. Artemisia decise di raccontare tutto, ad appoggiarla fu sempre e solo il padre, già perché il giudice cosi come la giuria decisero di non crederle arrivando anche a torturarla pur di farle confessare che le accuse in realtà fossero false. Decise a quel punto non rimanere in silenzio ma non sono verbalmente, le sue opere si trasformarono in un testamento volto alla lotta contro il potere maschile, le sue opere divennero e sono tutt’ora manifesto di una lotta per le donne e con le donne.
Un’altra donna che merita di essere ricordata è Josephine Nivison, moglie del celebre artista Hopper. Moglie e marito erano una coppia di artisti, lei era la musa ispiratrice e all’apparenza tutto sembrava perfetto per quella coppia anche “abbastanza serena”. Quello che non molti sanno è che Josephine per Hopper non era solo una musa ma anche una vittima. Lei amava dipingere ma le fu impedito dal marito perché ritenuta non troppo brava, poteva a detta dell’uomo “distrarla dal suo ruolo principale” e cioè quello di fare la moglie. Quella di Hopper non fu una violenza tanto fisica, cosa che però non mancò di certo, ma soprattutto una violenza psicologica che represse non solo l’anima di una donna, ma anche di un’artista che avrebbe potuto spiccare il volo.