FEMMINICIDIO E ARTE, QUANDO E’ IL MOMENTO DI FARSI SENTIRE

A seguito dei tragici femminicidi che solo quest’anno in Italia ammontano a 105 , un articolo deve essere dedicato non solo alla loro memoria, ma anche alla memoria di tutte quelle donne che hanno avuto il coraggio di denunciare prima che fosse troppo tardi.

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Artemisia Gentileschi, fu una delle prime artiste ad avere il coraggio di denunciare e di non rimanere in silenzio. Ad abusare sessualmente di lei fu il suo maestro d’arte, nonché grande amico del padre, il quale  aveva dato alla propria figlia  grande libertà, non cosi tipica per il periodo storico, scegliere cosa voler essere nella vita. Artemisia decise di raccontare tutto, ad appoggiarla fu sempre e solo il padre, già perché il giudice cosi come la giuria decisero di non crederle arrivando anche a torturarla pur di farle confessare che le accuse in realtà fossero false. Decise a quel punto  non rimanere in silenzio ma non sono verbalmente, le sue opere si trasformarono in un testamento volto alla lotta contro il potere maschile, le sue opere divennero e sono tutt’ora manifesto di una lotta per le donne e con le donne.

Un’altra donna che merita di essere ricordata è Josephine Nivison, moglie del celebre artista Hopper. Moglie e marito erano una coppia di artisti, lei era la musa ispiratrice e all’apparenza tutto sembrava perfetto per quella coppia anche “abbastanza serena”. Quello che non molti sanno è che Josephine per Hopper non era solo una musa ma anche una vittima. Lei  amava dipingere ma le fu impedito dal marito perché ritenuta non troppo brava, poteva a detta dell’uomo “distrarla dal suo ruolo principale” e cioè quello di fare la moglie. Quella di Hopper non fu una violenza tanto fisica, cosa che però non mancò di certo, ma soprattutto una violenza psicologica che represse non solo l’anima di una donna, ma anche di un’artista che avrebbe potuto spiccare il volo.

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Alma Mahler fu la donna dei sogni e degli incubi di un pittore secessionista: Oskar Kokoschka. Lui l’amava follemente, un amore non sano che lo portò ai vertici della follia. Alma lo amava, almeno inizialmente quando tutto sembrava andar bene. Quell’amore divenne però logorante, la gelosia dell’artista era aberrante e la violenza fisica e psicologica ancora di più. Riuscì ad accorgersi che qualcosa non andava e scappò da lui rifacendosi una vita. Oskar era malato ma non di una malattia fisica bensì psicologica, aveva una dipendenza affettiva che lo portò ad assumere una sarta e farsi realizzare una bambola con gli stessi connotati di Alma.
Queste sono solo tre delle tante donne nel mondo dell’arte che hanno capito qualcosa non andasse e hanno scelto di andar via e denunciare e sono tante le donne di oggi che magari vivono le stesse peripezie di un amore malato. L’amore non è possesso, né gelosia, né imposizione ma pura libertà. Se vivete in una situazione simile scegliete di denunciare o di chiedere aiuto perché non siete sole, prima che sia troppo tardi.

1522: E’ il numero da chiamare se siete vittime di violenza domestica
Facciamo si che quel numero non aumenti mai più e che quelle donne non siano morte invano
Fonte: Le muse nascoste, protagoniste dimenticate di grandi opere d’arte. Giunti editore

A cura di Fiorella Verile

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