Il 3 gennaio 1925 da Benito Mussolini fu tenuto un importantissimo discorso

Il 3 gennaio 1925, vale a dire giusto cento anni fa, da Benito Mussolini fu tenuto un importantissimo discorso col quale gettava le basi della nuova organizzazione statuale che durerà fino al 1945 con la conclusione della seconda guerra mondiale.

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Tale discorso è la logica conseguenze di suoi precedenti discorsi nonché del caso Matteotti, assassinato sei mesi prima, per la precisione il 10 giugno 1924, e di cui lo stesso Mussolini, proprio nel discorso del 3 gennaio, si assume «la responsabilità (politica! morale! storica!) di tutto quanto è avvenuto».

È un discorso forte e chiarificatore che servì al Capo del Governo e del Fascismo a stabilire, una volta per tutte, un cambio radicale nella vita politica italiana.

Con quel discorso furono gettate le basi dello Stato autoritario e totalitario, che si possono ben sintetizzare nel motto: «Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato». In quel modo furono superate le gravi situazioni politico-amministrative in cui la struttura dello Stato era venuto a trovarsi all’indomani dell’assassinio del deputato sociali sta Matteotti. Nel semestre da giugno 2024 ai primi di gennaio del 2025 fu tutto un susseguirsi di fatti ed atti finalizzati a far cadere il governo fascista, ma senza alcun risultato. Ecco perché Mussolini, per evitare che la situazione si capovolgesse a suo sfavore, tentò il tutto per tutto sventando le posizioni dell’opposizione e compulsando la sua maggioranza ad una nuova visione organizzativa. Del resto lo stesso duce già nel novembre del 2022, subito dopo la Maria su Roma, ebbe a dichiarare: «Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo, ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto.»

Questa volta non si fermò a manifestare con dichiarazioni eventuali possibilità, ma le attuò. Il giorno dopo il ministro Luigi Federzoni diramò una circolare ai prefetti disponendo misure con cui si limitava la libertà di stampa e la chiusura di tutti i circoli e le associazioni non in linea col Governo.

Da quel momento, l’Italia cambiò volto, tutto ciò che era pubblico e tutto ciò che era privato doveva rispondere ai desiderata del Capo del Governo e del Fascismo; in altre parole, tutta la struttura statuale, come la pubblica amministrazione, la scuola, la magistratura, l’esercito, l’economia e via di seguito, fu fascistizzata, perché bisognava inquadrare qualsiasi attività, anche la più piccola, nell’ottica del bene supremo della Nazione.

Tutto ciò durò fino alla fine del conflitto mondiale, che aveva visto l’Italia parteggiare per la Germania e per il Giappone contro la gran parte degli altri Stati, capeggiati dagli Usa, che da quel momento svolgono ruoli e funzioni di protagonista in ogni conflitto mondiale.

Di redazione

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