Dimostrazione di dovere verso i civili, imperativo categorico in quanto a servizio dello stato, in questo caso italiano e l’orgoglio del generale nel guidare, reggere e comandare il suo convoglio militare. Grande commozione nel leggere le ultime frasi del libro:” Eppure questo spettacolo Mi ha rasserenato. I nostri ragazzi del Tuscania, del 7° e 13° ma anche tutti gli altri che con noi baschi rossi e neri hanno operato, hanno mostrato ben diverso modo d’essere. Saldi, strette intorno a quelle piccole insegne applicate con orgoglio col velcro su mimetiche e tute blu, insieme sono andati, hanno lavorato e sono tornati. Carabinieri, sottufficiali e ufficiali, senza lasciare nessuno indietro. Dividendosi la barretta energetica, il caldo, la dissenteria e il rischio. A ribadire che non si sua andati a calcare quella sabbia per nulla, ma per confermare una tradizione di serietà e onestà morale, prima che di coraggio. Per essere degni di chi li aveva preceduti e per dare un segnale, forte e chiaro, a chi sarebbe giunto dopo di loro. Per la dinamica del piccolo gruppo che rende persino inutile richiamare valori come Patria e Bandiera. Quelli si tengono – in silenzio – nel cuore”.
Articolo e foto di Veronica Viteritti
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