Il pulcinella di Napoli, cosa è successo?
Il Pulcinella di Gaetano Pesce a piazza Municipio ha fatto davvero molto discutere, più che per il significato, per la sua forma che sembra rimandare all’organo riproduttivo maschile.
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Vediamo però nel dettaglio ciò che l’opera vuol simboleggiare e se davvero un tale intervento artistico sia necessario. Gaetano Pesce è stato un designer molto famoso, l’intervento napoletano non è il primo fatto in spazi pubblici, possiamo infatti rimandare a “Maestà tradita” inizialmente proposta per Piazza della Signoria poi spostata a Santa Maria Novella. L’intervento di Pesce a Firenze, poi Napoli, così come “La Venere degli Stacci” di Pistoletto, rientrano nella categoria di opere definite crossover. Con ciò intendiamo opere d’arte contemporanea poste in luoghi urbani, musei antichi, in cui si cerca di saldare la linea di continuità tra il passato ed il presente. L’idea del crossover non risulta inconsiderata agli occhi dei fruitori se pensata site specific, cioè l’artista crea un’opera appositamente per quel luogo evidenziando, esaltando e perché no, destabilizzando il modo di percepire il posto, innescando una riflessione in chi osserva. Cosa è andato quindi storto nell’opera di Gaetano Pesce? Beh, prima di tutto l’opera risulta essere diversa rispetto all’idea originale, mancano infatti alcuni dettagli come i bottoni del costume, probabilmente è stata adottata una variazione dopo la morte dell’artista, quando il progetto in costruzione e post-finanziamento era ormai da fare.
Ci sono stati chiari errori di installazione dettati forse dalla paura a seguito della distruzione dell’opera di Pistoletto non molto tempo fa. Sicuramente, nonostante gli errori fatti, l’opera strappa un sorriso, potremmo anche giustificare la forma fallica in riferimento all’antica città di Pompei dove era usato per buon auspicio, poi diventato il famoso corno rosso porta fortuna, ma insomma è tutto un forse. Piuttosto questo caso potrebbe dare uno spunto di riflessione sulle opere poste in luoghi pubblici. Piazza del Municipio ha davvero bisogno di queste opere? Non sarebbe forse più interessante se interventi di carattere contemporaneo venissero posti in luoghi più periferici come chiese e siti poco frequentati con il fine di rilanciare questi spazi? Verrebbe perciò data la possibilità alle persone di conoscere dei luoghi nascosti e comunque molto valorosi di Napoli ed il crossover, così, assumerebbe più di un significato, diverrebbe ponte di rilancio per il patrimonio pubblico. Con ciò non si vuole assolutamente svalutare il lavoro di un grande artista quanto invece, delle scelte azzardate dagli organi competenti che prima di guardare ai luoghi comuni di Napoli dovrebbe aprire gli occhi sulla vera città partenopea, che non risiede solo nei posti più frequentati ma anche nei vicoli e nei borghi dove le meraviglie più grandi si nascondono.
Fiorella Verile
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