“Il rumore del silenzio” rubrica di poesia a cura di Antonella Flauto: la poesia confessionale di Anne Sexton
La poesia confessionale di Anne Sexton
CASALINGA
Certe donne sposano una casa.
Altra pelle, altro cuore
altra bocca, altro fegato
altra peristalsi.
Altre pareti:
incarnato stabilmente roseo.
Guarda come sta a carponi tutto il giorno
A strofinar per fedeltà se stessa.
Gli uomini c’entrano per forza,
risucchiati come Giona
in questa madre ben in carne.
Una donna è sua madre.
Questo conta.
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Esponente di spicco della poesia confessionale americana, Anne Gray Harvey nasce a Newton il 9 novembre 1928, in una benestante famiglia del New England. Nonostante un’infanzia all’apparenza privilegiata, la vita in famiglia per Anne non è affatto facile, a causa di un padre alcolista e di una madre cinica e anaffettiva. Sarà soltanto nella figura della sua adorata prozia “Nana” che riuscirà a trovare comprensione e affetto. Quando ha solo tredici anni però accade un evento che la segnerà profondamente: Nana viene portata via sotto i suoi occhi per essere trasferita in una clinica psichiatrica. Successivamente Anne decide di abbandonare gli studi perché stanca di frequentare scuole dove le ragazze venivano “addestrate” a diventare esclusivamente mogli, madri e casalinghe perfette e, non ancora ventenne, per sfuggire al pessimo clima familiare, decide di sposarsi assumendo il cognome del marito, Sexton. Nel 1955, con la nascita della sua seconda figlia, su Anne piomba ciò che lei definirà, in sua splendida poesia, “la maledizione di Nana”: depressione, tentativo di suicidio e successiva diagnosi di disturbo bipolare.
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Inaspettatamente però ciò le aprirà la strada verso la scrittura. Infatti, su consiglio del suo medico, inizia a mettere su carta il suo dolore, le sue angosce, i suoi traumi; riprende assiduamente gli studi da autodidatta e nel 1958 si iscrive al corso di Scrittura poetica tenuto dal famoso Robert Lowell. Nel giro di due anni Anne darà alla luce la sua prima raccolta poetica intitolata “A Bedlam, con parziale ritorno” dove affronterà apertamente il tema del disagio mentale. Da lì un crescendo: nel 1967 vincita del Premio Pulitzer con la raccolta “Live or die” (“Vivi o muori”) e contatti dalle più prestigiose università per insegnare Scrittura creativa. Il successo di Anne nel panorama letterario americano e internazionale sta nell’aver sradicato ogni tabù e qualsiasi forma di perbenismo. Toccando temi mai affrontati prima quali mestruazioni, aborto, tradimento, rapporto genitori-figlia, si è fatta portavoce di migliaia di donne che rivendicavano i loro diritti, diritti messi per troppo tempo a tacere da una società bigotta e patriarcale, divenendo icona dei nascenti movimenti femministi.
Sebbene Anne abbia messo fine alla sua vita il 4 ottobre 1974, è impossibile non ammirarne l’immensa forza. Il suo suicidio non può essere considerato affatto una sconfitta ma solo un saluto definitivo al mondo, un saluto giunto non prima di aver donato l’intera sua anima agli altri, a tutti coloro che nella poesia cercano conforto, comprensione, sostegno, a tutti coloro
che combattono, spesso purtroppo in silenzio, le loro personali battaglie e che ogni giorno trovano il coraggio di andare avanti, nonostante tutto.
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IL CORAGGIO
È nelle piccole cose che lo vediamo.
Il primo passo del bambino,
prodigioso come un terremoto.
La prima volta in bicicletta,
col rollio sul marciapiede.
La prima sculacciata quando il cuore
se ne va in giro tutto soletto.
Quando ti hanno dato della frignona,
della poveretta, matta o cicciona
e ti hanno resa un’aliena,
tu hai bevuto il loro acido
e l’hai nascosto.
Più avanti,
se hai visto in faccia la morte delle bombe e dei proiettili
non avevi uno stendardo
ma solo un cappello per
pararti il cuore.
Non ti sei cullata nella tua debolezza
sebbene la sentissi.
Il tuo coraggio era una piccola brace
che hai continuato a ingoiare.
Se il tuo amico ti ha salvata
e salvandoti è morto,
allora il suo non era coraggio,
era amore; amore semplice come sapone da barba.
Più avanti,
se hai sopportato la disperazione,
ce l’hai fatta da sola,
con una trasfusione di fuoco,
staccandoti le croste dal cuore,
e strizzandolo poi come un calzino.
E poi, caro parente, hai spolverato il dolore
gli hai massaggiato la schiena
gli hai messo sopra una coperta
l’hai fatto dormire un po’
finché si è svegliato con le ali delle rose
e si è trasformato.
Più avanti,
affrontando l’età e la sua naturale conclusione
il tuo coraggio si mostrerà ancora in piccoli modi,
la primavera sarà una spada da affilare,
coloro che ami vivranno nella febbre d’amore,
e tu contratterai col calendario
e alla fine
quando la morte aprirà la porta sul retro
ti metterai le pantofole
e ti incamminerai fuori.
NOTA BIBLIOGRAFICA
Anne Sexton, La zavorra dell’eterno. Traduzione e cura di Cristina Gamberi, Crocetti editore, 2016. (Attualmente fuori commercio)
Per un primo approccio alla poetica di Anne Sexton si consiglia la lettura di: Anne Sexton, Poesie d’amore. Traduzione a cura di Rosaria Lo Russo – Edizioni Le Lettere – €17,00
A CURA DI ANTONELLA FLAUTO
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L’idea di questa rubrica “Il rumore del silenzio” nasce dal profondo amore e interesse nei confronti della poesia, oltre che dal decisivo stimolo di aprire uno spazio ad essa dedicato sul nostro giornale on-line datomi dall’amicizia con Antonella Flauto.
“Così, nella speranza di offrire una valida opportunità – annuncia la curatrice Flauto – a chi vorrebbe far conoscere le proprie poesie, le proprie emozioni, dichiaro ufficialmente aperta questa rubrica. Chiunque voglia inviarmi proposte per vedere pubblicati i propri versi, può scrivere a: info@newsesocial.it “