La Basilica reale pontificia di San Francesco di Paola di Napoli


Piazza Plebiscito forse non sarebbe la stessa senza la Basilica Reale Pontificia di San Francesco di Paola, retta dai frati minimi, che rispecchia a pieno gli stilemi dell'architettura neoclassica.

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Piazza Plebiscito forse non sarebbe la stessa senza la Basilica Reale Pontificia di San Francesco di Paola, retta dai frati minimi, che rispecchia a pieno gli stilemi dell’architettura neoclassica. Fu Murat a volere questa luogo così adibito, che doveva diventare il Gran Foro Gioacchino. Il progetto fu di Leopoldo Laperuta, che aveva pensato ad una sede per le assemblee popolari. Purtroppo la cacciata di Murat cambiò il progetto e Ferdinando I delle Due Sicilie decise che il colonnato doveva terminare in una chiesa dedicata a san Francesco Da Paola. Il progetto fu di Pietro Bianchi, appaltati da Domenico Barbaja e i lavori iniziarono nel 1816 e si conclusero nel 1846. Come potete osservare, esso si rifà al Pantheon di Roma ed ha una particolarità: ha l’altare rovescio, concesso da papa Gregorio XVI. Se osservate il colonnato, esso è dorico, abbellito dalle due statue di Carlo II e Ferdinando I a cavallo, in cui c’è la mano del Canova e di Antonio Calì. Il tempio è formato da una scalinata in marmo di Carrara, un pronao a sei colonne ioniche dello stesso marmo, opera di Carlo Bechelli. Sopra i due pilastri dell’architrave c’è l’epigrafe:

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sopra la quale c’è il timpano triangolare con tre statue: a sinistra San Francesco di Paola di Giuseppe Del Nero, a destra San Ferdinando di Castiglia ed al centro la Religione, opere diHeinrich Konrad Schweickle. Il portale di ingresso ha delle piastrelle raffiguranti l’inaugurazione della chiesa con Ferdinando II, la Croce, lo stemma di san Francesco con episodi della vita del santo. All’interno ci sono la Cappella del Purgatorio con tela di S. Onofrio di Luca Giordano, una Trinità di Paolo De Matteis ed altri quadro; la cappella del Santissimo Sacramento, con marmi policromi settecenteschi, tela raffigurante il santo dedicatario, San Giovanni Battista di Antonio Licata datato al 1845, Cristo Crocifisso e Deposizione nel sepolcro di Tommaso De Vivo realizzati tra il 1824 ed il 1825, le Tre Marie al sepolcro di un ignoto, il Martirio di Sant’Irene di Fabrizio Nenci risalente al 1832 e Cristo che scaccia Satana di Antonio De Crescenzio, queste due entrambe nel presbiterio. Gaspare Landi ha firmato invece l’Immacalata e Antonio Campi la Circoncisione nella sagrestia.Il pavimento della chiesa è a marmi policromi geometrici, con colonnato di marmo mondragonese, con capitello corinzio a giglio borbonico. Le tribune erano per i reali mentre i palchetti sono ornati dalle statue lignee dorate rappresentanti le quattro Virtù Teologali e le due Virtù Cardinali. All’interno delle cappelle molti quadri sulla vita del santo e statue di santi. L’altare di Ferdinando Fuga del 1751 è impreziosito da porfido, laspislazzuli, agata, con colonne egizie a guisa di candelabri, con al di sopra un dipinto. Diversi gli organi presenti all’interno.
Un monumento da visitare per scoprire una Napoli diversa, in cui religione e dinastia andavano di pari passo.

A cura di Giuseppe Papale

 

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