La Napoli esoterica raccontata da Jakin
La tradizione fino a qualche anno fa, datava la nascita di Neapolis al 470 a.c , ma i reperti archeologici ritrovati durante gli scavi della metropolitana, hanno consentito agli studiosi di retrodatare l’origine della fondazione tra il 520- 515 a.c collocata quindi nel periodo in cui in Magna Grecia operavano Pitagora e la sua scuola.
Neapolis ,la città nuova che nasce sull’antico territorio della madre patria.
Descrivono le immagini di una città inscritta in un cerchio, le piante storiche di Napoli del 1500 fino a quelle del 1800 , mentre studi risalenti a Vitruvio propongono l’immagine della Napoli di fondazione greca come una città quadrata, con le case quadrate ,il nucleo più piccolo uguale alla città stessa, come un oleogramma. I criteri della città nuova, della città dell’humus pitagorico della città della matematica,la scienza che non mente ma con la quale si può mentire, che parte da quelle insidiose zone di confine dove si addensano i poteri della mente,le profezie, grandi enigmi storici e simboli esoterici, dove sono racchiusi i codici segreti per interpretare l’universo.
Forcella è una forca ad ipsilon, una lettera con un forte significato esoterico, ipsilon è l’iniziazione; un dualismo che l’uomo deve superare attraverso la conoscenza, la ipsilon come simbolo esoterico della vita, un esistenza cosmica anteriore a quella della terra. Il bivio ideale tra gli opposti sentieri iniziatici del vizio e della virtù, un simbolo conosciuto anche da Virgilio, esso connota le fattezze del ramo d’oro rinvenuto da Enea e da lui utilizzato per la discesa nell’Averno. La forma ipsilon del ramo d’oro attribuita per analogia all’albero della conoscenza del bene e del male, giunge attraverso correnti ermetiche cabalistiche e neoplatoniche fino a Dante Alighieri.
Da Forcella a Spaccanapoli si taglia in linea retta la città e si arriva al largo “Corpo di Napoli” dove è collocata la statua del dio Nilo, una piazzetta centrale tra la piazza San Domenico Maggiore e piazzetta Nilo, forte testimonianza della cultura egizia a Napoli.
Napoli fu ottima culla per la magnifica cultura proveniente dalla magica terra forgiata dal sole e dalla sabbia, culti egiziaci a Napoli, i più famosi dedicati ad Iside, i più segreti, celebrati dagli adepti per lo più alessandrini . Quelle colonie di viaggiatori, mercanti e schiavi provenienti da Alessandria d’Egitto che stabilitesi a Napoli furono definite “le colonie nilesi”. Arrivarono dall’Egitto portando con se i loro riti e le loro divinità, oltre al dio Nilo anche la dea Iside, dea della fecondità, personificazione della luna e protettrice dell’umanità.
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In piazza Miraglia, a due passi da port’Alba, nel breve tratto che congiunge il conservatorio di San Pietro a Majella, il vecchio policlinico e la via del Sole venne edificato il tempio sacro al culto di Diana riservato esclusivamente alle donne, le quali invocavano la dea per avere parti non dolorosi, la dea protettrice delle donne, della caccia, custode della verginità, assoggettata alla luna. Al culto di Diana è legata la figura della janara, il cui nome deriverebbe da Dianara ovvero sacerdotessa di Diana. Il mondo agreste e contadino riteneva la janara una strega da tenere lontana dalle proprie abitazioni, quindi, secondo la tradizione, era necessario collocare una scopa oppure un sacchetto con grani di sale dinanzi alla porta di casa, così che la strega, costretta a contare i fili della scopa o i grani di sale, avrebbe indugiato fino al sorgere del sole, la cui luce pare fosse sua mortale nemica. In epoca paleocristiana le donne che ricorrevano all’antico culto di Diana furono accusate di stregoneria e bandite dalla città, da lì nasce la leggenda del “porco diavolo”, sulla basilica di Santa Maria maggiore della Pietrasanta costruita sui resti del tempio di Diana. Un diavolo camuffato da porco infestava la Pietrasanta, e nel cuore della notte aggrediva i passanti con il suo grugnito infernale, un esorcismo lo fermò.
Di natura completamente contrapposta alla janara, la credenza della bella ‘mbriana, rappresenta lo spirito benefico che regna, controlla e consiglia gli abitanti della casa,dove spesso convive col “munaciello”,o “Mazzamauriello” spirito bizzarro, a volte positivo altre volte dispettoso,con l’iconografia di un fanciullo vestito da frate , ne parla già Giambattista Basile nella raccolta di racconti popolari “Lu cunto de li cunti”ovvero lo” trattenemiento d’e peccerille”redatto in lingua napoletana tra il 1634 ed il 1636.
A ridosso di Forcella, si affaccia sul corso Umberto, la chiesa dedicata a Santa Maria Egiziaca, una monaca eremita egiziana e venerata come santa dalla chiesa cattolica, chiesa fondata nel 1342 dalla regina Sancha d’Aragona, atta ad accogliere le prostitute pentite .
Il monaco e filosofo nolano Giordano Bruno, studiò e prese i voti nel convento di San Domenico, nell’ordine monastico dei Dominicani “Domini canes” i “cani di Dio” i canis pugnax dell’inquisizione uomini preparati e capaci, per questo utilizzati come spietati giudici in bianco e nero nell’inquisizione. Giordano Bruno, domenicano, fu condannato a morte per eresia, tra l’altro perché sosteneva che la religione cristiana fosse diretta emanazione di quella egizia.
Jakin
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