L’artista Maria Pia Daidone con “Frammento” ha iniziato un nuovo ciclo.

L'artista con “Frammento”, del 2021, smalto e inchiostro su tela, cm. 60x60, ha iniziato il nuovo ciclo “Frammenti“, ma continua sempre collateralmente la serie “Aurum“.

opera Frammento,2021, smalto

Ecco il suo commento su quest’ultima sua opera: “L’oro con la sua brillante luce ha ornato e decorato ogni forma di bellezza nella storia dell’umanità. E’ associato alla luce solare che trasmette calore, movimento, forza. La discesa di un velo d’oro, simbolo del divino e della spiritualità, illumina e ritempra l’animo umano. Il mio oro è religiosità, è sacralità ed è la luce dell’Eterno. L’opera presenta una texture sottile e verticalizzata, che discende quasi come pioggia dal Dio all’uomo. I filamenti volutamente percorrono varie discese, quasi come una sequenza musicale, perché ogni uomo ha un suo tempo di ascolto, ma il Divino è là … e ci aspetta.”
Maria Pia Daidone è nata a Napoli e lavora nello studio di Piazza IV Giornate, 64 – 80128 NA; opera tra Londra, Napoli e Cantalupo nel Sannio (IS).
Vedi anche: https://www.mariapiadaidone.it/
Dall’agosto 2005 partecipa, a tutt’oggi, all’attività del “Movimento Iperspazialista”.
Ha continuato a impegnarsi con serie diverse per cognizione e uso di materiali.

Ecco i suoi vari cicli: “Cerchi Graffiti”, “Nonsolocerchi”, “Accertamenti Metropolitani”, “Collages”, “Dame a Palazzo”, “Birilli”, “Sagome Magiche”, “Sagome Lignee”, “Macrostampelle”, “Valigie della Memoria”, “Zoophantasy”, “Nerodaidone”, “Zolle”, “Daidone Art Design”, “Quadrati in plexiglas” [composizioni di tavolini, graduati a scala, assicurati da rettangolari verticalità in plexiglas; l’artista segnala: “Il plexiglas usato come rivestimento esalta i materiali e li cristallizza in un’atmosfera senza tempo.”], “Mantelli”, “Nonsolonero“, “Oronerorame“, “Rossorame“, “Ororossorame“, “Totò”, “Aurum“, “MPD”, “Incroci Modulari”, “Frammenti”.
Ha esposto, tra l’altro: “Museo Mineralogico Campano – Fondazione Discepolo” e Museo Archeologico “Silio Italico”, Vico Equense; “Museo dei Tarocchi”, Riola di Vergato, Bo; “Museo Zoologico”, Napoli; PAN, Napoli; Biblioteca Comunale, Cameri (No); Palazzo degli Alessandri, Viterbo per il Padiglione Italia della 54° edizione della Biennale di Venezia; Studio Arte Fuori Centro, Roma; “Casetta della Musica”, Latina; “Lavatoio “Contumaciale”, Roma; “Saletta dell’Asilo Comunale” e “Open Space”, Cantalupo nel Sannio (Is); “Fortino di Sant’Antonio Abate”, Bari; “Castel dell’Ovo”, Napoli; “Il Ramo d’Oro”, Napoli; “L’Approdo”, Avellino; “Arte/Studio Gallery”, Benevento; “Casa di Ù”, Napoli. Ultime qualificate rassegne, dal 2013 al 2016: “Incendium” e “Napoli per Gabo”, PAN, Napoli; “56 donne amorose”, “Casetta della Musica”, Latina; “Subjetividade feminina e emancipação pela arte“, Salão Negro, Congreso Nacional, Brasilia; “UN ECO PER TUTTI“, Museo Archeologico Nazionale, Napoli. Nell’ultimo quinquennio, dal 2016 al 2021, ci sono stati altri momenti operativi …, che preciseremo, in seguito, con altra notazione.
Maria Pia Daidone ha precisato, tra l‘altro: “Ho privilegiato, ultimamente, il rame, il cartone, il plexiglas. Il primo perché è duttile nella lavorazione, ricorda la sacralità, dà energia e ha la luminosità accesa dell’oro; il secondo con un’adeguata lavorazione perde totalmente la propria identità e diventa altro; il plexiglas usato come teca trasparente esalta i materiali e li cristallizza in un’atmosfera senza tempo.”
L’artista napoletana crea maglie di ritagliate e brevi tessere di fogli di rame; usa anche fogli di cartone, pressati, ricoperti di cromatismi dorati e ramati, in parte aggettanti e in parte ricoperti da trasparenze, che predispongono e programmano morbide, intriganti, piacevoli seduzioni di senso. Il rame con la sua calda venatura riesce a stendere temprate superfici. Le ultime redazioni pittoriche e plastiche dell’artista accolgono accostamenti di sacro e profano, comprendono gli stordimenti e le vertigini del nostro tempo e ci rimandano alle dimensioni mitiche di tempi antichi. Le metabolizzate, leggere, significative tessere di rame s’interpolano come elementi preziosi, perché segnico-simbolici di interpretazione e di comunicazione sociale. La “texture” di ogni riquadro ramato è un sottile ricalco arricciato, increspato, mosso, sbalzato, ondulato su cui scivolano motivi ritmati e strette pressioni, mentre i bordi si solleticano e si sfiorano, limitati e ristretti, in una raffinata disposizione, che assicura una maglia, abbigliata lusinga, o un accurato mantello, appropriato richiamo per un fantasmatico corpo. Un mantello di tessere di rame, ad esempio, in scena, sembrerebbe tendere verso la pronuncia di un’overdose estetica, ma, a ben guardare, risulta, poi, essere cortina di un’essenza calamitante, dall’indubbio influsso e fascino pervasivo, che prende l’animo e la mente in modo completo. Non mancano di stupire i quadrati di cartone pressato punteggiati di inserti dorati, nonché ramati, e di finezze disegnative e di minuzie ben calcolate e di sottigliezze ponderate, nonché tecniche miste su legno ispirate al mondo letterario. Le ultime tele, della serie “Aurum“, sono rese con un impianto compositivo quasi totalmente investito nelle qualità cromatiche dell’oro (talvolta, agganciate al rame, al rosso e al nero). Insomma, in uno sfondo lattiginoso e frastagliato, intrigano e vibrano battenti tessere d’oro, esaltanti e speculari, attraversate, ma non sempre, nella calibrata disposizione reticolare da guizzi di rosso, indirizzati a continuare un sentiero palpitante, a richiamo di vita in una luce divina.

Maurizio Vitiello

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Le ultime tele, della serie “Aurum“, sono rese con un impianto
compositivo quasi totalmente investito nelle qualità cromatiche dell’oro(talvolta, agganciate al rame, al rosso e al nero).  Insomma, in uno sfondo lattiginoso e frastagliato, intrigano e vibrano battenti tessere d’oro, esaltanti e speculari, attraversate, ma non sempre, nella calibrata disposizione reticolare da guizzi di rosso, indirizzati a continuare un sentiero palpitante, a richiamo di vita in una luce divina.
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