Si tratta di un terremoto di proporzioni gigantesche di magnitudo 7.8 avvenuto ad una profondità stimata di circa 24 km. Undici minuti dopo la scossa principale, ne è seguita un’altra di magnitudo 6.7, che ha dato il colpo di grazia ad alcuni palazzi.
Come un puzzle, la litosfera terrestre è formata da enormi blocchi di roccia, chiamate placche, che “galleggiano” sopra l’astenosfera, muovendosi relativamente fra loro e generando terremoti.
La Turchia non è nuova a terremoti di queste dimensioni. Da un punto di vista geologico, questa nazione si trova in una complessa zona di collisione fra la placca euroasiatica, la placca africana e quella arabica. Sono numerose quindi faglie che la attraversano, alcune delle quali di enormi dimensioni. La regola è che più grandi sono le faglie, maggiori possono essere i terremoti a cui possono dare origine, e le faglie presenti in Turchia sono capaci di generare terremoti oltre magnitudo 7.
I ricercatori dell’INGV hanno fatto le prime stime. A provocare il terremoto è stato il movimento della placca araba che si è mossa di circa 3 metri lungo una direzione Nordest-Sudovest rispetto alla placca anatolica.
Il presidente dell’Ingv: «Sappiamo che la faglia si è attivata per almeno 150 chilometri con uno spostamento anche superiore ai tre metri […] Si tratta di una zona altamente sismica, una delle zone più pericolose del Mediterraneo. Purtroppo, sono dei movimenti che non si arresteranno mai. »
Se la scienza e dell’astronomia ti appassionano seguici anche su Nuovi Mondi – Astronomia e Scienza
Clicca qui 👇
http://www.facebook.com/nuovimondipossibili/
Testo: Arianna Cuius