“Le sudate carte” recensione di libri rubrica a cura di Lorenzo Aulo Rufo dei Tifatini -“Le 5 equazioni che hanno cambiato il mondo” di Michael Guillen
Almeno una volta al mese vado in libreria, ma senza un’idea precisa di comprare un libro.
Ci vado per il piacere di trovarmi tra i libri, di sentire l’odore della carta stampata, di curiosare tra gli scaffali, vedere i titoli, le ultime uscite, prendere in mano i volumi, sfogliandoli appena con cura, dedicandomi alla lettura dei risvolti interni, delle “quarte di nobiltà”, come definisce Manganelli le quarte pagine di copertina e degli incipit.
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Ma non è solo il piacere di avere un libro tra le mani, è la curiosità che mi spinge a cercare.
In questo modo mi sono imbattuto in “Le 5 equazioni che hanno cambiato il mondo” di Michael Guillen, il cui sottotitolo è “potere e poesia della matematica”.
La curiosità è arrivata alle stelle, la matematica è per me un mondo affascinante ma oscuro, mi attrae la sua logica, il suo rigore e la sua malleabilità, il suo linguaggio apparentemente criptico.
Ma allo stesso tempo non riesco a comprenderla, a calarmi nei suoi meandri, a seguirne fino in fondo la sua logica. E più mi rendo conto che è un mondo che non fa per me, non mi appartiene, più me ne sento attratto.
L’ho comprato, invogliato dalle premesse della famosa “quarta” ed ho subito iniziato a leggerlo.
Guillen è un matematico, ma è principalmente un eccellente divulgatore e cultore della materia. Il suo libro è un viaggio a trecentosessanta gradi.
E’ un viaggio nel tempo, perché va indietro cronologicamente, è un viaggio nel mondo della scienza, perché ne descrive le varie tappe del progresso e delle scoperte scientifiche, è un viaggio in un’Europa intellettualmente elevata, culturalmente in fermento, socialmente eterogenea, ideologicamente e religiosamente diversificata, in cui conosciamo i personaggi della storia, le loro vite, i loro mondi, la loro formazione, le loro contraddizioni, le loro sofferenze, sconfitte, delusioni, esaltazioni e successi.
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E così entriamo nel mondo e nel pensiero di Isaac Newton, la grandezza di un pensiero che nasce nella seconda metà del seicento e, a dispetto dello scetticismo circostante, elabora la sua legge sulla gravitazione universale, fino a farci comprendere come, grazie a questo genio, abbiamo assistito allo sbarco del primo uomo sulla luna.
Neanche il tempo di fermarsi e subito si riparte, si lascia la vecchia Inghilterra e si va in Francia, da Daniel Bernoulli, a scoprire come quest’uomo, alla fine del seicento, nonostante l’enorme invidia del padre, professore universitario, che non accettava che il figlio potesse fargli ombra e dopo avere girato per mezza Europa, elaborerà la legge della pressione idrodinamica, grazie alla quale oggi viaggiamo comodamente in aereo.
Sceso dall’aereo, mi ritrovo nuovamente in Inghilterra e conosco Michael Faraday, giovane indigente, costretto a lavorare come operaio in una legatoria, ma capace di riuscire a seguire lezioni private di scienziati, grazie alle quali, con sagacia, benevolenza e mecenatismo, riuscirà ad elaborare la legge dell’induzione elettromagnetica, grazie alla quale ha contribuito ala rivoluzione industriale di inizio ottocento ed a rendere più sicure le strade, gettando le basi per illuminare il mondo.
Riparto, vado in Germania, dove mi viene presentato Rudolf Clausius, il fisico più celebre di tutta la Prussia, che avendo scoperto il secondo principio della termodinamica, ci ha permesso di capire il perché della nostra esistenza, il concetto del nascere per vivere ma infine morire, nell’eterna logica dell’equilibrio universale, svelando in questo modo l’immenso mistero della vita dell’Universo, ponendo anche il punto di domanda sulla durata dell’Universo stesso.
Mentre rifletto su simili immensi quesiti, mi ritrovo proiettato in Svizzera per conoscere il giovane Albert Einstein, che, eccentrico ed arrogante, si interroga sull’energia che regola le attività dell’Universo.
E’ come se quest’uomo racchiudesse tutto il sapere e le scoperte fatte fino ad allora, le smembrasse, le passasse al setaccio per poi elaborare la più famosa equazione della storia, quella che ha portato alla teoria della relatività, teoria che ha permesso di approfondire gli studi sull’energia atomica, dando di fatto il via all’era nucleare.
Intorno a questi cinque personaggi ruotano menti eccelse quali Leibniz, Maxwell, Fermi, Edison, solo per citarne qualcuno con i quali hanno condiviso, studiato, elaborato le loro scoperte.
La conclusione cui arriva Guillen che il filo conduttore che lega tutte le più grandi conquiste dell’umanità è la curiosità e questo mi ha reso ancora più felice di avere letto il suo libro, perché ho sempre pensato che la curiosità fosse il presupposto per sviluppare l’intelligenza, per accendere il motore dell’apprendimento, per crescere culturalmente e moralmente come uomini, come genitori, come individui e membri di una immensa comunità, che è l’umanità intera.
La stessa curiosità che probabilmente mi anima quando entro in libreria senza sapere esattamente cosa cerco, ma sapendo esattamente cosa voglio.
Recensione di: Ettore Sannino
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