“Oltre il Sipario” – Curiosità dentro ed oltre la scena

“PUBBLICO PAGANTE” – Mitologia dell’ “esserci”

Cari amici, bentrovati con questa nuova rubrica di approfondimento artistico e riflessione culturale; oggi parliamo del “Pubblico”. O meglio, del “Pubblico pagante”, ossia il sale di qualsivoglia produzione artistica. Si, perché purtroppo e per fortuna, il pubblico rappresenta spesso il parametro di scelta e di giudizio aprioristico rispetto allo stesso allestimento scenico. Il gusto dello spettatore va monitorato, scandito, esaminato, sviscerato nelle proprie esigenze emotive. Correlato ed imprescindibile dal contesto sociale e / o dal periodo storico di riferimento. Il gusto personale dell’ artista deve perciò necessariamente misurarsi con un parametro reale, ma scenicamente non concreto, giacchè, durante la stessa azione scenica, per gli attori, il pubblico non dovrebbe esistere in quanto certamente avulso dalla vicenda mostrata, ma soprattutto “riprodotta”.

Il pubblico (testimone involontario), è pertanto “percezione” raggiunta attraverso le monadi recettive dell’ interprete. La produzione è però carogna e risponde ad una logica pseudo economica dal retrogusto convinto di “compromesso”. Lo spettatore, d’ altra parte, vuol vivere, evadere, intrattenersi, piangere, ridere, soffrire e molto altro ancora, nello spazio di un ticket con cui mutuare il proprio vissuto con quello d’altri. Altri, che vivono per lo spettatore pur non contemplandolo tra le possibili risorse mentali lì sul palcoscenico. In platea, vivo. Sul palco, riproduco. Chi sono i veri attori? Chi sono davvero coloro i quali “compiono l’ actio” di latina memoria? L’ actor di rimembranza processuale o lo spettatore, scrupoloso e attento circa il proprio ingresso mentale in una vicenda riprodotta artificialmente in loco? A voi, miei cari ed affezionati lettori, lascio il bilancio riflessivo con cui vi do appuntamento al mese prossimo.

FAUSTO BELLONE

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