Requiem per un assassino -Racconto di Gerardina Rainone – PRIMA PARTE

Requiem per un assassino
-Racconto di Gerardina Rainone-
PRIMA PARTE
In casa non c'era nessuno, lei si ritirò dopo una giornata terribile per riposare un po'.

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Aveva appuntamento con gli amici di lì a poco e andò in bagno per una doccia ristoratrice. Accese il suo ipod e si infilò in vasca. All’inizio non fece caso alla musica che sembrava interrompersi ogni tanto, forse un falso contatto. Sua madre le diceva sempre che non era un bene tenerlo in un ambiente umido come il bagno. Scostò la tenda per sentire meglio; fu allora che sentì tra le note che si diffondevano una vocina sottile, subito sopraffatta dalla musica. Ma aveva fretta e pensò ad un errore. Il telefono squillò, ma lei, intenta ad asciugarsi i capelli, non sentiva. Era uno di quelli antichi, regalo dei nonni, che continuò a squillare. Finalmente spense il phon e rispose. Non sentì voci, ma la musica che stava ascoltando prima; la riconobbe subito. Poi più nulla. Poteva trattarsi di Marica, faceva sempre scherzi a tutti. Probabilmente era il suo modo per ricordarle l’appuntamento. Accostò la porta, stava per chiudere quando sentì la musica provenire dal bagno, dove, sbadata, aveva dimenticato l’ipod. Rientrò e mentre andava in bagno sentì di nuovo tra le note quella vocina, lo interruppe e lo riavviò, ma sentì solo musica.

Al pub c’erano tutti, anche Sergio che le piaceva tanto. Un ragazzo carino con gli occhi come il cielo e un buffo ciuffo sulla fronte. La serata fu piacevole, lui non le staccava gli occhi di dosso e lei rideva alle sue battute; anche Marica ne fece e la coinvolse raccontando che faceva sempre tardi agli appuntamenti la patita di Bach. Monia si difese, la Toccata e Fuga era uno dei brani che ascoltava spesso da piccola, quello preferito anche da sua nonna.
”A proposito, non era il caso di mandarmi al telefono la musica”, sorrise.
Marica scese dalle nuvole, la guardò divertita, disse che era paranoica e che non sapeva di cosa stesse parlando. Tornarono tardi a casa, ma Sergio l’accompagnò in macchina. Chissà perchè cominciò a canticchiare quel motivo. Lei si girò verso di lui come al rallentatore, ma quello che vide al volante la lasciò di stucco. Era per metà Sergio e per l’altra una bambina. Ma quando Sergio si voltò e la guardò sbalordito era solo lui. Un’allucinazione, sicuro. Monia non credeva a certe fandonie. La sua mente razionale non glielo permetteva. Si disse che aveva bevuto troppo.
”Non farci caso, sono solo stanca”.
Si defilò velocemente, salì di corsa le scale di casa, non era tranquilla. Qualcosa le diceva che non poteva essere un caso, non più.

(PRIMA PARTE)

Racconto di Gerardina Rainone

Dipinto di copertina Salvo Evitore

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