RICORDO DELLO SCULTORE ANTONIO NARDULLI – recentemente scomparso
Purtroppo, il mondo dell’arte, della cultura e del giornalismo, in questi ultimissimi mesi, ha perso tanti protagonisti.
Il 30 aprile 2021 è scomparso lo scultore Antonio Nardulli, nativo di Marigliano.
L’artista ha più volte esposto in Campania, anche in Terra di Lavoro; difatti, ricordiamo una sua interessante personale al “CIAC M 21”, nel centro di Caserta, in via Mazzocchi 21.
Gabriele Marino era un tessitore che pilotava le mostre in questo piccolo, ma accogliente spazio casertano.
Ricordiamo che proprio all’artista-curatore segnalammo artisti validi e coordinammo una breve teoria di mostre, che rilanciò questa “location”, che stava per chiudere; invece, riprese slancio e per anni continuò a programmare interessanti esposizioni di storicizzati ed emergenti.
Antonio Nardulli, valente artista, ha presenziato in mostre nazionali e internazionali ed è stato menzionato da importanti testate attive nel campo delle arti visive contemporanee.
Ricordiamo che una sua opera, raffigurante un bambino, in bronzo, fu posizionata nella “Villa Comunale” di Marigliano, ovviamente per celebrare l’infanzia – vedasi la “cover” della rivista “IL RISVEGLIO”, che abbiamo recuperato dell’Aprile 2000 -.
E’ stato marito della decana insegnante, ora in pensione, Maestro, e ha lasciato due figlie, Filly, docente del Primo Circolo Didattico di Marigliano, e Maria, architetto, che si sta attivando per vitalizzare la memoria del padre.
L’artista di Marigliano è stato autore di decine e decine di sculture in pietra, di caratura arcaica.
Ad Antonio Nardulli piaceva sezionare e incidere qualsiasi materia, ma di più il tufo, in particolare.
Complessivamente, accumulava studi e nuove prove nel suo studio, dove si appartava.
Sviluppava diversi argomenti e incideva i materiali trattati di respiri e di afflati arcaici, sino a manovrare morbide e duttili ironie.
Ricordava nelle sue composizioni ed elaborazioni, fortemente segniche, rette persistenze semantiche, pervase nella loro carica di valori di caratteri storicizzanti.
Antonio Nardulli è nato nel 1933, a Marigliano (NA), dove viveva e lavorava.
Su di lui hanno scritto vari critici su diverse testate: C. Barbieri, C. Esposito, G. Jacobbe, M. Maiorino, G. Sallustio, F. Trifuoggi, L. Vergine, P. Mancini, A. Ruggiero, E. Battisti, M, Bignardi, Grassi, C. De Angelis, A. Calabrese, E. Alamaro, D. Fusco, A.P. Fiorillo, M. Vitiello, A. Montano, A. Izzo, E. D’Agostino, …
Ci sembra opportuno riprendere un nostro testo datato, del 1996, perché giusta nota sull’artista, che avemmo modo di conoscere e frequentare:
“Abbiamo avuto la possibilità di conoscere Antonio Nardulli alla mostra “Identità Plastiche”, allestita a Marcianise (BN), nell’estate del 1996.
E’ un artista sensibile che lavora, da molti anni, la pietra e da fine scultore intende proseguire studi sulle possibilità estetiche di vari materiali, tra cui, in particolare, il tufo.
Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Napoli e ha insegnato all’Istituto Statale d’Arte di Cerreto Sannita e a quello di San Leucio di Caserta, nonché al Liceo Artistico Statale di Napoli.
Dal 1957 è operativo ed ha partecipato a numerose collettive, rassegne e a diverse manifestazioni artistiche.
L’abbiamo rivisto a Caserta all’ultima sua personale al Centro Iniziative Artistiche Culturali “Raffaele Soletti”, spazio ottimamente coltivato e diretto da Gabriele Marino.
Il forte interesse che dimostrano artisti di varie latitudini per la scultura ci fa comprendere che l’estetica volumetrica non rasenta più i margini dell’estrinsecazione della forma.
Nell’attuale contesto visivo campano l’opera di Antonio Nardulli si pone in evidenza e sostanze positivamente il percorso della scultura, nonché i suoi variegati accenti e le sue più coerenti manipolazioni.
Le ultime interessanti opere di Nardulli risultano sintesi di una raggiunta e felice maturità artistica.
Nelle sue sculture abbiamo la possibilità di cogliere prontamente la misura dell’uomo.
Nella loro concretezza siglano annotazioni sincere, e, talvolta, severe, di ieratica bellezza e conquistano perché attingono da un’etnostoria ben consolidata, quale quella magnogreca.
Ridefiniscono e ridisegnano presenze che hanno attraversato la storia e il mito.
In una voluta verticalità, stratificata a sezioni, ragguaglia tensioni e richiami assoluti.
In una visione allertata e consapevole sviluppa allusioni e, cosi, rimanda a riflessi di epoche passate, che ancora ingannano il contemporaneo.
Ogni lavoro, estrapolato dal tufo, che poi è inchiostrato da sagge e segrete misture, preparate con vari ingredienti e soluzioni, quasi rende presenze fauste, tradizioni orali e sapori della natura.
E’ nella capacità dell’artista rimandare, confinare, sintetizzare figure fortemente rappresentative di una classicità che spazia dalla mediterranea alla mediorientale, da quella sacra a quella profana.
Ogni opera di Antonio Nardulli è memoria di un tempo, salvataggio dall’oblio, nonché ritrovo di vissuti.
Antonio Nardulli seziona e incide il tufo e raccoglie argomenti, dagli afflati arcaici alle duttili ironie, e rammenta nelle elaborazioni segniche persistenze semantiche, inossidabili nella loro carica di valori.”
In conclusione, Antonio Nardulli lo ricorderemo sempre per la sua carica artistica, vissuta con equilibrio e riservatezza estrema.
Maurizio Vitiello
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