Sgarbi indagato per riciclaggio e furto di opere d’arte

Risale alla settimana scorsa la notizia che vede il sottosegretario Vittorio Sgarbi condannato per riciclaggio di opere d’arte.

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A fare questa scoperta il nucleo del patrimonio dei Carabinieri che ha ritrovato tra i possedimenti dell’uomo un’opera alterata ad oggi da restauratore ignoto. Non si tratterebbe di qualcosa di nuovo a quanto sembra, ma un abitudine che viene poi nascosta dagli “abbellimenti” che in termine critico possiamo definire un “pasticcio”. Esso è un aggiunta quanto più possibile di dettagli che rendono l’opera di base quasi irriconoscibile.
Dal punto di vista giuridico ci sarebbero delle pene severe che partono da sanzioni penali fino a quattro anni di carcere più un rimborso tecnico pari al danno compiuto sull’opera. Per un sottosegretario alla cultura è più di un errore, nel caso l’accusa risultasse veritiera. Alterare opere d’arte è un reato non solo contro la storia e la cultura di un popolo, è anche un reato morale nei confronti del patrimonio e del popolo al quale appartiene. Lunedi 22 gennaio si terrà la prima udienza, quello che si sa per certo, è che l’avvocato di Sgarbi dopo l’accusa ha rifiutato il ricorso, ammettendo la colpevolezza del suo cliente, quello che si tenterà di fare e di limitare la pena al più possibile. Queste le parole di Sgarbi, accusato poi in secondo momento anche di furto:👇

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Queste le parole di Sgarbi, accusato poi in secondo momento anche di furto:
“Non ho ricevuto nessun avviso d’indagine. Né saprei come essere indagato di un furto che non ho commesso. E per un reato compiuto 11 anni fa, in circostanze non chiarite dagli inquirenti di allora. Da questa notizia risulta una palese violazione del segreto istruttorio, l’unico reato di cui ci sia evidenza”
Le opere in questione sono due, la prima un’opera di Rutilio Manetti, alterata esteticamente, ritenuta di appartenenza del sottosegretario, l’opera fu presente ad un’asta tempo da portata dallo stesso Sgarbi. La seconda è un’opera di Valentin De Boulogne, esistono due versioni dell’opera, una vera ed una copia, si afferma che Sgarbi abbia quella vera e abbia restituito la copia dovendo tuttavia fare esattamente il contrario. Inoltre chiariamo che copie di opere d’arte già esistenti possono essere fatte, tuttavia bisogna dichiararne la provenienza e quindi che si tratta di una copia. Bisogna ora attendere per l’evoluzione del caso.

A cura della dott.ssa Fiorella Verile

Fonti: journalchc.com

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